RESPIRAZIONE nel Canto Moderno: situazione sui diversi approcci nella Didattica, nella Terapia e nella Mixed Voice
Per respirazione nel canto non ci riferiamo né al vitale e fisiologico scambio gassoso, né
Per respirazione nel canto non ci riferiamo né al vitale e fisiologico scambio gassoso, né al Prana che permea tutto il creato, ma più semplicemente ci riferiamo alla gestione delle dinamiche respiratorie nell’uso della voce in senso artistico. Queste dinamiche sono frutto dei vari gradi di applicazione di appoggio e sostegno che nei vari soggetti producono, per effetto delle dilatazioni o espansioni, varie e differenti sensazioni propriocettive derivanti dai diversi gradi di contrazione e rilasciamento del diaframma e relativi mm coinvolti, le quali non sono per loro natura univoche. Queste differenti sensazioni di dilatazione, nel tempo e nella Didattica sono divenute impropriamente delle vere e proprie “tecniche di respirazione”, finendo per essere citate come tali (diaframmatica, costo diaframmatica ecc…) e divenendo oggetto di preferenze da parte di quel didatta o di quel terapista, quasi a dire che vi sono molti di respirare. Ognuno di questi diversi modi di percepire la respirazione nei vari distretti, supporta una qualità vocale (o registro vocale) che a sua volta lo richiama in automatico dopo un determinato training. La “tecnica” di respirazione preferita su tutte è quella diaframmatica, termine che viene usato nella Didattica con due accezioni: 1) per identificare semplicemente la respirazione più corretta rispetto a quella considerata sbagliata, generalmente quella clavicolare; 2) per identificare una precisa respirazione in cui si richiede abbassamento totale del diaframma, maggior appoggio (pancia che viene avanti e spalle in giù), magari con affondo laringeo. In questo senso il canto moderno fa i conti con l’eredità didattica proveniente dal canto lirico. E se già nel canto colto la respirazione diaframmatica di cui al senso 2 non sarebbe da preferire, nel canto moderno forse sarebbe proprio da evitare, a meno che non venga insegnata con contestuale rilassamento del pavimento pelvico in inspiro che, per motivi un po’ complessi e non chiaramente comprovati, la renderebbe più fisiologica per allineamento dei tre diaframmi (pelvico, toracico e velare). Secondo il Pranayama, infatti, se la respirazione parte dal diaframma pelvico, il diaframma toracico e i muscoli del collo si rilassano; questo contribuisce al rilassamento dei muscoli facciali; quando i muscoli facciali si rilassano, allentano la tensione negli organi della percezione (occhi, orecchi, naso, lingua e pelle), riducendo così la tensione nel cervello; quando tale tensione diminuisce si raggiunge una serenità che si riversa sulla respirazione stessa. Anche nello Yoga, si afferma che la respirazione di “pancia”, in cui ci si concentra solo sull’avanzamento dell’addome, sarebbe da evitarsi in quanto non permetterebbe (per ingolfamento) la migrazione della dilatazione (tipica nello Yoga) verso altri distretti, impendendo al polmone di riempirsi totalmente. Le varie metodologie non aiutano la Didattica in tal senso. Alcune preferiscono dare una spiegazione assolutamente fisiologica e non didattica; altre non ne parlano perché “ci sono già molti trattati in merito”. In realtà, sull’argomento esiste solo una grande confusione che si riversa sui fruitori finali: i cantanti! Si dice che: la respirazione nel canto è naturale, ma anche che è innaturale (confusione tra fisiologia e naturalezza di esecuzione); che è semplice quando la impari, ma nel frattempo devi ingabbiarti in movimenti ritmici che alla fine la rendono complicatissima; che si richiama in automatico, ma questo poi non succede. In questa confusione diffusa sembra che la scelta migliore sia di osservare quei performer che cantano in modo egregio, cercando di capire a ritroso (dall’Arte alla Scienza) quello che è buono o non è buono fare in funzione della qualità vocale che si vuole ottenere e non partendo da preconcetti/pregiudizi fisiologici e didattici. Sempre all’osservazione, ogni registro vocale sembrerebbe supportato da una diversa ed unica tecnica di respirazione, richiamandola in automatico solo in quei cantanti formati in cui le diverse dilatazioni siano state attivate da un training appropriato. Tutti gli esercizi di respirazione forzata (che sarebbero proprio da evitare), di pranayama quadrato, di riscoperta del respiro naturale ecc…oggi largamente usati in terapia e in didattica fanno parte a pieno titolo di questo training che però, non completano. Quanti cantanti affermano di non sentire miglioramenti nella voce, nonostante gli esercizi proposti vengano eseguiti bene? Essi non cambiano il suono. La loro funzione è di enfatizzare la percezione e la consapevolezza dei movimenti della fascia addominale, allontanando la gestione dai muscoli del collo e delle spalle; rilassano i mm coinvolti, eliminando le tensioni; ma tutto ciò non basta per “accordare” il fiato al suono desiderato (accordo pneumo-fonico). Funzionano per il benessere generale, ma spesso non supportano direttamente la gestione delle più ampie dinamiche pressorie richieste nel canto. Non si sente nessun sostanziale beneficio in tal senso. Sono da intendersi come esercizi di preparazione a qualcosa che nei vari protocolli di approccio sembra mancare o non viene specificatamente ancora descritto. Qualcosa che ne attivi i loro benefici quando si canta. D’altronde, chi di noi mentre canta pensa agli esercizi di respirazione? Questo significa che già nell’impostazione mentale adottata mentre ci esercitiamo risiede il primo limite di tali esercizi, poiché questa impostazione non è la stessa che adottiamo mentre ci stiamo esibendo. Inoltre, molti di questi esercizi vengono proposti supini e questo li rende meno adatti al canto che generalmente si fa in piedi! Una volta in piedi, il coinvolgimento dei mm respiratori nella omeostasi posturale rende quasi inutili tutti gli esercizi sviluppati sul tappeto, per aumento seppur lieve del tono addominale. La gestione della respirazione si avvale dell’ausilio dei muscoli accessori della respirazione. Si dice accessori perché non hanno come primo impiego la respirazione (come per esempio il diaframma), ma vengono comunque utilizzati per gestirla (per esempio i muscoli intercostali esterni che sono tipicamente inspiratori, ma durante la fase di appoggio vengono utilizzati per gestire il diaframma). Abusare di tali muscoli accessori crea un incremento nel lavoro e, quindi, uno sforzo che andrebbe evitato. Muscoli inspiratori sono: diaframma, intercostali esterni e mm dorsali della statica. Muscoli espiratori sono: trasverso, mm addominali obliqui, retto dell’addome, intercostali interni. Durante l’inspiro, il diaframma si contrae appiattendo ed abbassando le sue cupole. Immediatamente dopo comincia la contrazione degli intercostali esterni che lo allargano nel suo perimetro ampliando la gabbia toracica. Questo crea una depressione nella gabbia che risucchia aria dall’esterno. Raggiunta la dilatazione comincia la fase di espiro. Un cantante professionista deve mantenere la dilatazione raggiunta nell’inspiro anche nella prima fase dell’espiro, mantenendo delicatamente attivi gli intercostali esterni, mm tipicamente inspiratori. Questa manovra definisce l’Appoggio, cioè l’appoggio del diaframma ad opera dei mm intercostali esterni che, mantenendolo basso e largo nel suo perimetro, ne limitano la risalita verso i polmoni scaricando così la pressione sottoglottica. Unitamente all’Appoggio comincia la fase di Sostegno, cioè il sostegno del diaframma ad opera dei mm addominali obliqui, trasverso dell’addome, retto dell’addome e mm intercostali interni nell’ultima fase dell’espiro. Il sostegno è necessario perché il diaframma, passivo ed involontario nell’espiro e tenuto basso con l’Appoggio, ha bisogno di essere accompagnato verso l’alto per garantire un flusso d’aria sempre costante (un po’ come quando con le mani schiacciamo progressivamente il gommone al mare per farlo svuotare). Appoggio e Sostegno sono fasi dell’espiro, sebbene comincino a prepararsi già durante l’inspiro. L’Appoggio, dunque, serve a limitare la pressione sottoglottica all’attacco del fiato (quando per ragioni fisiologiche sarebbe eccessiva per il canto), mentre il Sostegno la recupera e ripristina quando viene meno. i polmoni, infatti, per retrazione elastica, cioè la capacità di un elastico di riprendere la sua posizione originaria, sono in grado di produrre da soli una pressione sottoglottica più che sufficiente ad iniziare il suono in quasi tutti gli stili vocali. lo studio della respirazione deve essere mirato ad equilibrare tra di loro le due forze in gioco (accordo pneumo-fonico). Ma se questo equilibrio non viene raggiunto e una delle due componenti prevale sull’altra avremo uno squilibrio di maggior appoggio (intonazione calante, vibrato ampio e lento, voce ingolata, postura del gorilla, ecc…), o di maggior sostegno (intonazione crescente, vibrato stretto e caprino, voce tesa, ecc…). La giusta Respirazione deve garantire un buon rapporto tra le forze antagoniste di appoggio e sostegno e non deve alterare la postura (la respirazione, purtroppo, agisce sui muscoli posturali).
Per respirazione nel canto non ci riferiamo né al vitale e fisiologico scambio gassoso, né
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